venerdì 11 novembre 2011

Miracoli: ideologie pericolose.

Dopo mesi di silenzio, mi accingo a raccontarvi una "nuova" ed emozionante storia per la serie "miracoli all'italiana".
Questa storia è stata portata alla mia attenzione dai ragazzi di Clash City Workers (vi invito a visitare il loro sito, abbandonando ogni eventuale pregiudizio), ma io ve la voglio riproporre qui perché penso si inserisca perfettamente nel contesto di questo blog.

Giulio Palermo, ricercatore di ruolo di Economia Politica presso la facoltà di Economia dell'Università di Brescia (ed aggiunge lui - "fieramente nominato in seguito ad un ricorso al TAR", cit.), qualche giorno fa è stato processato dal Consiglio di Disciplina del Consiglio Universitario Nazionale per "non essersi lasciato schiaffeggiare da una professoressa ordinaria della sua Università", cit..

Durante il processo, tenutosi a Roma, l'ateneo bresciano ha chiesto la sua sospensione dal servizio (con conseguente sospensione dallo stipendio) per un anno.
La decisione, che dovrà essere comunicata al Prof. Palermo (sì, perché io mi rifiuto di sminuire i ricercatori chiamandoli "semplicemente" Dottori - visto che svolgono le stesse attività svolte dai professori di ruolo e visto che ritengo che in ambiente universitario non dovrebbero esserci gerarchie tra gli studiosi) dall'Università (non dal C.U.N., dunque), la quale -ipotizzo- non mancherà di riservargli speciali trattamenti anche stavolta.

La carriera di Palermo, il quale lavora per l'Università di Brescia da ben undici anni, è costellata non solo di grandi titoli, ma anche da meriti nella vittoria di ricorsi contro quel "baronato" che tutti conosciamo.
Quel che, in effetti, potrebbe risultare più indigesto e più scomodo di questo "personaggio" è la sua ideologia politica, orgogliosamente sbandierata da un'intensa attività da militante comunista,  non di certo la sua attività didattica, parecchio intensa.
Prova ne sia il racconto della sua carriera accademica (La Carriera di un Cane Sciolto, che potete leggere cliccando qui) e l'interrogazione parlamentare richiesta da Paolo Grimoldi:

Il deputato della Lega nord padania, Paolo Grimoldi, ha depositato un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Mariastella Gelmini, al ministro della giustizia, Angelino Alfano, e al ministro dell’interno, Roberto Maroni, in cui ritiene “vergognoso che alcuni di questi docenti siano usciti in mezzo alla piazza muniti di megafono incitando gli immigrati ad entrare illegalmente nel nostro paese … Si è evidentemente trattato di un atteggiamento ai limiti della istigazione a commettere un reato o comunque a violare le leggi” (nel testo diffuso ai giornali: “al limite della sovversione”). “Sempre gli stessi docenti hanno invitato gli studenti ad uscire dalle aule universitarie e a recarsi davanti ai cordoni della polizia con chiaro intento provocatorio.

 Ora, sebbene in alcune occasioni il Prof. Palermo abbia forzato troppo la mano, probabilmente in segno di ribellione, la sua sospensione dal servizio per non essersi lasciato schiaffeggiare è un qualcosa di grottesco. 

Prima di tutto, mi fanno specie le donne che utilizzano il loro genere sessuale per passare impunite qualora commettessero atti sconsiderati e maleducati. 
Complimenti! Benché io non sia una femminista, di certo non vado a fomentare proprio quell'odioso stereotipo di sesso debole, sotto il quale spesso si nasconde solo malafede.
Mi pare che difendersi, respingendo qualsiasi schiaffo (non restituendone, ma respingendo gli attacchi) sia un sacrosanto diritto di ogni creatura, non solo delle donne. 
Semplicemente questo fatto avrebbe dovuto far riflettere.
In secondo luogo, sono assolutamente raccapricciata (ma non tanto sorpresa) da un dato di fatto in tutta questa storia: tirando le somme, le uniche ideologie che si possono sbandierare liberamente in questo Paese sono quelle di estrema destra o quelle (zotiche, assolutamente ignoranti e prive di pensiero critico) leghiste. 
Quale colpa ha questo studioso?
Quella forse di essere un economista marxista (oddio, non avevo realizzato che Marx fosse un'esclusiva dei comunisti! Ed io che, per tutta la mia breve vita, ho ingenuamente pensato fosse una prerogativa delle persone dotate di buon senso!) e di fare della critica dell'economia e dei sistemi economici (anche qui, con atteggiamento naif, pensavo che la critica - militante, per citare un mio ex professore, o come preferisce farsi chiamare lui "maestro" - fosse il capostipite dell'università. Allora non ho proprio capito niente di quel che ho studiato, eh?!)???
O forse la colpa è quella di non prostrarsi ai poteri, non fare il leccapiedi?
Chissà, forse la sua colpa risiede nella sua dieta, rigorosamente a base di bambini. O forse ancora, è una commistione di tutte queste cose. 

Fatto sta, che per me - e per quella che è stata la mia esperienza - all'università è bene che i professori innanzitutto si attengono all'analisi dei dati di fatto, ma è anche bene che con i dubbi sollevati dalle loro ideologie (di qualunque natura esse siano) inducano al dibattito, che è il motore di quel pensiero critico che l'istruzione superiore ha il compito di sviluppare. 
D'altronde è da quel dibattito che poi nascono gli insegnamenti sia per i docenti che per i discenti.

L'attività politica, poi, è un diritto che hanno anche i docenti. E non mi pare un reato esercitarla. Tantopiù che per coerenza, le ideologie è bene dichiararle apertamente, invece che nasconderle. Perché a nasconderle sono i classici "raccomandati", che di ideologico hanno ben poco.

Quel che mi pare un reato ben più grave è il mobbing. Ed anche la censura.
E sì, perché a Giulio Palermo è successo anche questo:
A fine dicembre 2010 doveva uscire il mio libro La congiura dei baroni. Breve storia dell’università tra cooptazione, contestazione e mercificazione, Roma: Carocci (ISBN: 978-8843057597). Il 23 dicembre, giorno dell’approvazione della riforma Gelmini, con gran fiuto commerciale, dopo aver sostenuto i costi della pubblicazione, l’editore ha però cambiato idea. Leggi questa storia di ordinaria censura sul sito del Cau di Napoli. E poi leggiti il libro, pubblicato – con ampliamenti e sviluppi – da Punto rosso con il titolo L’università dei baroni. Centocinquant’anni di storia tra cooptazione, contestazione e mercificazione.

 Nella speranza che questa storia possa suscitare nei nostri lettori ben più che la tacita indignazione, vi lascio rimandandovi al sito del Professore, per tutto quel che c'è da sapere sul suo conto (nulla di nascosto, per cui potete farvi liberamente le vostre idee su di lui, pro o contro che siano - io, ad esempio, ritengo che sia stato un suo grosso errore utilizzare il sito di facoltà per esprimere le sue idee politiche, e di questo, sì, gli faccio una colpa):

Buon fine settimana a tutti! Che il miracolo italiano sia sempre con voi...e con il vostro spirito critico!

L.

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